https://www.ilpost.it/tag/donne-di-conforto/ https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/giappone-corea-la-vicenda-delle-donne-di-conforto-14424 https://link.springer.com/book/10.1007/978-981-99-1794-5 https://www.routledge.com/Comfort-Women-of-the-Japanese-Empire-Colonial-Rule-and-the-Battle-over-Memory/Yuha/p/book/9781032566443 https://www.amazon.it/Comfort-Women-Japanese-Empire-Routledge-ebook/dp/B0D77799S2 https://www.altrenotizie.org/esteri/6810-comfort-women-tokyo-e-seoul-trovano-lintesa.html di Michele Paris I governi di Giappone e Corea del Sud qualche giorno fa hanno finalmente raggiunto un accordo su una delicata questione risalente a oltre settant’anni fa e che aveva guastato i rapporti tra i due paesi, alleati fondamentali degli Stati Uniti in Asia orientale. Tokyo e Seoul hanno cioè formalmente messo fine alla disputa sulle cosiddette “donne di conforto”, chiudendo, almeno a livello ufficiale, una ferita che gravava pesantemente sui progetti asiatici di Washington in chiave anti-cinese. Il termine inglese “comfort women”, con il quale si definisce generalmente la vicenda a livello internazionale, si riferisce a quelle che negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso erano vere e proprie schiave sessuali, rapite o reclutate con l’inganno in svariati paesi asiatici - principalmente Corea del Sud, Cina e Filippine - e costrette a lavorare come prostitute per i soldati dell’esercito imperiale giapponese. Le stime sul numero di donne che subirono questo trattamento non sono unanimi, anche se gli studi più autorevoli sostengono che sarebbero state almeno qualche centinaia di migliaia nel periodo precedente e durante la Seconda Guerra Mondiale. A inizio settimana a Seoul, in ogni caso, i ministri degli Esteri dei due paesi si sono incontrati per annunciare l’intesa sulla questione. Il giapponese Fumio Kishida ha presentato le scuse, sia pure limitate, del proprio governo e ha promesso il pagamento una tantum di una cifra pari a 8,3 milioni di dollari a un fon